17 dicembre 2013

Concerto Piano & Orchestra n.14 in E flat major

Bisogna ricordarsi di non dimenticare.
E non per sentimentalismi.
Semplicemente per non tralasciare ciò che è successo in vista di progetti futuri.

Tutto ciò che accade, accade per un motivo.
E proprio perché se nel momento in cui è accaduto non eri pronto a prendere determinate decisioni, col senno di poi lo si diventa, per forza di cose.

Per cui è bene tenere a mente tutte le situazioni, prima di poter fare un quadro generale, e decidere di piantare il chiodo.

22 agosto 2013

grazie

Esistono, poi, quelle persone.
Quelle persone che non importa quanto siano lontane,
o quanto sia difficile o rado sentircisi,
a cui, e di cui, non importa se ci si contatti solo nel momento del bisogno.

Quelle persone che potresti non vedere e/o sentire per un secolo,
eppure saranno sempre li per te in ogni volta che ne avrai bisogno, o non.

Quelle persone che ti vogliono bene come se avessero nelle vene il tuo stesso sangue.

Si chiamano "amici" troppe persone troppo leggermente.
Come li definireste loro allora?

7 agosto 2013

richieste

Alcuni dicono di cercare il compromesso.
Per lo più non sono d'accordo.
Cerco sempre di sformare le cose, piuttosto che adattare me stessa.

Forse, però, posso intuire che in alcuni casi questo non sia possibile, probabilmente per un'influenza emotiva.
E allora penso che sia anche il caso di dover considerare che potrebbe essere cercato, fin tanto che si arrivi ad un punto ragionevole.

Ma si dovrebbe avere la giusta lucidità mentale per capire se la richiesta non sia troppo esagerata e riuscire a mettere su una bilancia la contropartita.

È bello non avere più questi problemi.

18 luglio 2013

progresso

La ricerca continua di attenzioni nonché l'ostentazione e/o l'attaccamento ossessivo come obiettivo errato del proprio subconscio, è il prodotto di un problema psicologico (o a livello emotivo)?

Trovare poi assenso nella controparte, comporta l'incomprensione del problema come esso stesso?

Qual'è dunque il giusto comportamento da tenere a fronte di situazioni tali?
Ma più che altro, esiste la possibilità di riuscire a comprendere l'erroneità di questa condotta?

22 giugno 2013

futilità

Ma, ancora pensate ai fiori e gioielli?
No dico, ma che avete che non funziona?
Davvero pensate che sia questo IL metodo di dimostrazione?

Proprio non ci arrivo.
Cacchio, io mi definisco materialista, ma al confronto questo lo surclassa alla grande.

Al di là della banalità che figura, non carpite l'irretimento cosmico celato dietro a questi futili gesti?
Bah, non vi capirò mai.

10 maggio 2013

parvenza

Il confronto, il relazionarsi con gli altri.
Che la personalità sia il mezzo per la dimostrazione?

Cerchiamo di apparire belli o forti per impressionare gli altri, e ci piace essere elogiati o apprezzati per cosa facciamo o come appariamo.
Facendo, dunque, di tutto per il raggiungimento di questo obiettivo.

Dunque mi chiedo, se non vi fossero altri umani oltre a noi stessi, cosa sarebbe la nostra personalità?
Ne esisterebbe una?

7 aprile 2013

ritratti

Credo di non essere in grado di perdonare.

Forse perché non concepisco determinati tipi di errore.
Forse perché ho un modo di fare troppo schematico.
Forse per orgoglio.

Devio i pensieri su altro.
Come se niente fosse mai successo.

Ma non riesco proprio a dimenticare.

26 marzo 2013

conforto

È bello ascoltare.

Le persone parlano inconsapevolmente molto di sé stesse.
A volte persino troppo.

Tuttavia i loro pensieri, ragionamenti, comportamenti ti fanno vedere le diverse angolazioni di una personalità, in cui non sempre esiste correlazione con il loro stile di vita, lavoro o corso di studi.

E questo è estremamente snervante, perché non capisci come sia possibile non avere tasselli di un puzzle incastrabili tra loro.

Per questo mi piace il nero.
Non esistono sfumature di nero.

13 marzo 2013

disadattata

Come è possibile avere la presunzione di sapere cosa sia il giusto?
Come è possibile voler imporre il proprio pensiero su qualcun altro?
Come è possibile pensare di essere un burattino per dover essere un esempio per gli altri?

Come è possibile solo immaginare di poter precludere la libertà altrui per una propria convinzione?

28 febbraio 2013

intenzione

Nel momento in cui una teoria fa acqua, mi chiedo, avrebbe senso lasciar credere che sia corretta?
Tuttavia, il tentativo di "far notare la falla", potrebbe essere (fra)inteso come imposizione del proprio pensiero.

In questo caso, allora, non avrebbe più senso alcuno cercare un confronto?
Come potrebbe, dunque, esserci una crescita senza di esso?

O dovremmo forse pensare che in tal caso, questa, sia solo una scusante per occultare l'esiguità di quel pensiero?

12 febbraio 2013

finitezza

Sono estremamente limitata.

Non arrivo a capire tante, troppe cose; che per chiunque altro, sono ovvietà.
Non comprendo queste finzioni, queste montature, questi richiami alla tentazione.

Questi tentativi di rapire l'interesse.
Queste vane ricerche di espressione di sentimentalismi con ritratti di emozioni di dubbia "infusione".

Ma perché?

31 gennaio 2013

novabbèmadavero?

Giuro, non sopporto l'ignoranza.

Ma forse ancora di più quella che ti spinge a restarvi dentro.
Quella che ti incatena.
Che ti porta a pensare che non ci sia altro da sapere.
Che ti fa credere che le cose di cui non conosci il funzionamento, siano inutilità per chi ha tempo da perdere.

Che ti fa sembrare gli altri una massa di sofisti.

Soprattutto la mia.

17 gennaio 2013

Sale

Non ci sono decisioni giuste o sbagliate.
Ci sono sono scelte.

Scelte che ti portano in un punto, altre che ti portano altrove.

Si possono fare infiniti ragionamenti per capire dove poter arrivare con queste opzioni, ma mai su esse stesse.

È sempre la conseguenza che conta.

9 gennaio 2013

credenze

Conforto.
Una tendenza all'abitudine quasi morbosa.
Questa è l'ambizione relazionale alla base dell'amore, dunque?

L'ardore, la passione misti al desiderio di possessione possono insieme definire l'"amore"?

Comincio a considerarlo una sorta di culto.
Chi ci crede, chi l'ha visto, chi sostiene la sua inesistenza...

Ma, mi domando, nel momento in cui non si ha una definizione universale del concetto, come è possibile indicare questo "comportamento" o "sentimento" o quel che sia?

Trovo paradossale il cercare di raggiungere uno status indefinito.
E non è disillusione o pessimismo, né questione di opinare o essere troppo razionale, come molti ipotizzano.

Probabilmente è questione di ignoranza.
Probabilmente converrebbe essere agnostici al riguardo.