2 luglio 2007

«Gli esami sono una botta assurda.»

Quella scritta che vidi ad inizio anno sul libro di fisica adesso ha un senso.

Un senso specifico.
Quello che ti ammazza non è il solo studio, bensì la pressione morale (e fisica) che gli esami hanno su di te.

Perché comprendi che
«Se avessi studiato durante l’anno forse…»
«Se avessi fatto quello anziché quest’altro…»
«Se avessi…»
La storia non è fatta di se.

Penso che la maturità serva proprio a questo.

Non a darti un voto in base a ciò che sai (che non è mai proporzionale, ma questa è un’altra storia), ma a prepararti, a farti crescere di fronte a delle sfide del genere, a prenderti le tue responsabilità.
Ed è così che farò.

Ormai per me quello che conta non è più quel voto che tanto ti preoccupa durante l’anno, ma finire questi maledetti esami, che ti tolgono il fiato, la voglia stessa di studiare.
Quando saranno finiti, potrò dire di essere una sopravvissuta.